Sono tornata da scuola.
La televisione era spenta. In salotto, la lampada diffondeva una luce calda, gialla.
La mamma era seduta sul divano, con il viso tra le mani.
Non piangeva come fanno i bambini – sconsolati, singhiozzando forte.
No, lei piangeva in silenzio. Ma gli occhi… erano pieni di lacrime.
Mi sono avvicinata in punta di piedi.
– Mamma? – ho sussurrato. – Stai piangendo?
Lei ha sobbalzato, si è asciugata gli occhi in fretta, e mi ha sorriso.
– Oh, tesoro… non è niente. Solo un po’ di stanchezza.
Niente?
Quel „niente“… suonava molto come: „Non voglio parlartene“.
– Ma… i grandi non piangono, giusto? – ho detto. – Solo i bambini lo fanno, quando cadono o si fanno male.
La mamma ha riso. Piano. Una risata triste.
– Oh, amore mio… anche i grandi piangono. Solo che, a volte, i motivi non si vedono.
– Non si vedono?
– Già. A volte piangi non perché ti sei fatto male fuori… ma perché qualcosa fa male dentro.
Mi ha stretto tra le braccia. Forte. A lungo.
E io non ho detto più nulla.
Ho solo pensato che forse, sì, anche i grandi hanno bisogno di un abbraccio.
Proprio come noi.
Poi però, mi è venuta in mente una cosa strana.
I grandi ci dicono sempre: – Smettila di piangere, non è successo niente!
Eppure… piangono di nascosto. Quando credono che nessuno li guardi.
Forse piangere è come mangiare il cioccolato.
Dicono che non se ne deve mangiare troppo… ma poi ne prendono comunque un pezzetto in più.
E noi bambini? Noi lo mangiamo quando ne abbiamo voglia.
Forse anche con il pianto è così.
– Davvero? – ho sussurrato di nuovo, ma solo per me.
E quel giorno, ho fatto una promessa.
Che da grande, piangerò liberamente.
Senza vergogna. Senza nascondermi.
Proprio come mangiare il cioccolato.