Pensavo che il self-publishing fosse libertà. Il mio libro, la mia voce, la mia verità. Ma la realtà è più dura: le piattaforme che promettono indipendenza a volte si comportano come dittatori.
Dopo aver lasciato una recensione onesta sulla pagina della piattaforma di self-publishing, ho ricevuto un’email che rendeva dolorosamente chiaro il controllo:
“Se non fornisci ulteriori informazioni, l’azienda potrebbe considerare la tua recensione non autentica.”
– YCP Customer Sales (Youcanprint)
Non era una domanda. Era un ordine. Un avvertimento. Parla come vogliono loro, altrimenti la tua verità non conta.
Un’altra email da Trustpilot mi ha ricordato:
“Fornisci ulteriori informazioni entro 3 giorni per permettere all’azienda di riconoscere la tua esperienza e rispondere.”
Tre giorni. Per giustificare la mia onestà. Per difendere il mio punto di vista in un sistema costruito per proteggere le aziende, non i creatori.
Questa è la realtà per gli autori che utilizzano le piattaforme di self-publishing. Pubblichi il tuo libro, aspettandoti autonomia, visibilità, forse anche qualche indicazione. Invece, alcune piattaforme monitorano le tue recensioni, mettono in discussione la tua voce e ti esercitano pressione per conformarti. Il feedback onesto diventa un campo di battaglia.
Ho rifiutato di conformarmi. Non cancellerò la mia recensione. Non censurerò la mia esperienza per compiacere la burocrazia. Le mie parole riflettono ciò che ho visto, sentito e vissuto.
Per scrittori, creatori e chiunque navighi nel mondo del self-publishing: le piattaforme possono promettere libertà, ma i loro algoritmi, le loro politiche e i loro istinti aziendali a volte impongono controllo. Il vero potere rimane nelle mani dell’autore che osa dire la verità – non modificata, senza scuse e indomita.